martedì 1 luglio 2008

Architettura e democrazia

Da qualche giorno a Torino è in corso il congresso mondiale degli architetti, per la prima volta ospitato in Italia. L'occasione è buona per discutere del rapporto tra committente e progettista, che da secoli arrovella gli architetti.
I dittatori sono committenti accettabili? Albert Speer progettava per Hitler senza battere ciglio, ma anche Mies van der Rohe partecipò al concorso per il padiglione tedesco all'Expo di Bruxelles del 1934 con un progetto che era infarcito di svastiche e aquile naziste. L'architettura fascista resta una traccia fondamentale nel paesaggio urbano italiano, malgrado fosse permeata dai simboli e dall'ideologia del regime. Robert Venturi e Denise Scott Brown parteciparono negli anni 80 a un concorso indetto da Saddam Hussein per una nuova moschea a Baghdad.
La questione torna di grande attualità oggi, con cantieri mega aperti in stati assai pochi democratici cone Cina, Abu Dhabi, Dubai e repubbliche ex-sovietiche. Peter Eisenman disse una volta che "più il potere è centralizzato, meno compromessi ci sono nell'architettura". Bernard Tschumi ha sottolineato come "alcuni dei luoghi più sorprendenti sono stati costruiti dai dittatori".
Daniel Libeskind la pensa diversamente, e qualche mese fa ha dichiarato che gli architetti dovrebbero riflettere prima di progettare in Cina e che lui "non lavorerà mai per regimi totalitari". Nel dibattito entrano tutti i professionisti impegnati in Cina, che oggi è il più grande cantiere del mondo e assorbe il 50% della produzione globale di cemento. Tra questi molti italiani, con in testa Massimiliano Fuksas, che proprio oggi ha tenuto una lectio magistralis al congresso di Torino. Ma anche l'olandese Rem Koolhaas, che nel 2002 fu incaricato di progettare la nuova sede della TV di stato CCTV (immagine). Koolhaas dichiarò allora che per quando il suo progetto sarebbe stato realizzato la censura dell'informazione in Cina sarebbe scomparsa, ma il cantiere è ormai quasi finito e nulla è cambiato.
Etica ed estetica, il dilemma resta senza soluzione. Con le sirene di fama e fortuna a tentate gli architetti dello star system.

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