sabato 19 luglio 2008

La sindrome di Saragozza

Una folta delegazione lombarda guidata dal sindaco di Milano Letizia Moratti ha visitato due giorni fa l'Expo di Saragozza, che aveva inserito nel programma un "Milan day". L'Italia ha salutato come evento epocale l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano, ma pochi sanno che fino a settembre c'è una Expo in Spagna e ancora meno si interessano alla prossima, che sarà nel 2010 a Shangai. Per non parlare di quella del 2012 a Yeosu in Corea del Sud, coperta dall'oblio.
La comitiva milanese è ripartita dall'Aragona con un pesante bagaglio di insicurezze. Molte le perplessità sulla reale capacità di attrarre visitatori. Saragozza prevedeva dieci milioni di presenze, ma dopo un mese abbondante dall'inaugurazione del 14 giugno si è rimasti a poco più di un milione e mezzo. Se il trend resterà questo si chiuderà il 14 settembre sotto i quattro milioni. Oggi la media dei visitatori è di 47.500 al giorno. Cifre notevoli, ma molto inferiori alle aspettative. Il biglietto costa 35 Euro, una bella cifra. Recentemente è stato aggiunto un ingresso da 12 Euro dalle 22 in poi, quando cominciano gli spettacoli.
Ho visitato l'Expo di Saragozza a fine giugno (la foto sopra è mia) in concomitanza con la convention europea di ICLEI. Mi sembrava che in giro ci fosse anche troppa gente, ma evidentemente mi sbagliavo. Ho trovato eccessive le distanze tra i padiglioni e i vari punti di interesse, poi ho saputo che l'area prevista a Milano è quattro volte più grande. A Saragozza l'Expo si ravviva di notte e va avanti fino all'alba, ma è difficile pensare a una simile movida nell'area milanese, anche perché Letizia Moratti non è esattamente l'anima della festa.
Intanto il governo sta preparando un decreto per istituire un "comitato di pianificazione" per l'Expo milanese composto da 12 membri, sette dei quali fanno parte dell'esecutivo.
Sette ministri in un paese normale avrebbero altro da fare.

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