mercoledì 14 gennaio 2009

La guerra che Israele ha già perso

I giornalisti occidentali non possono seguire l'offensiva che Israele sta portando avanti da due settimane nel territorio palestinese di Gaza. Tel Aviv ha costretto tutta la stampa internazionale a rimanere in territorio israeliano, a tre km dal confine, giustificando la restrizione con il pericolo per l'incolumità dei reporter e problemi di sicurezza nazionale. La prima motivazione è risibile, visto che la stampa è sempre stata in prima linea anche in conflitti molto più sanguinosi e pericolosi di questo. La seconda si sta ritorcendo contro Israele, verso cui la grande stampa internazionale mostra sempre più insofferenza e irritazione, come dimostrano molti articoli quali questo della CNN e quello di oggi del Los Angeles Times dal titolo "La strategia perdente di Israele nei media".
Israele permette ad alcuni giornalisti del proprio paese di seguire i movimenti delle truppe nell'invasione di Gaza, ma questi non sono autorizzati ad allontanarsi dai convogli militari. Per il resto l'informazione a Gaza è garantita dai giornalisti locali che svolgono il ruolo di corrispondenti per le grandi testate e soprattutto dal canale TV Al-Jazeera, che a Gaza ha sei giornalisti, quattro per l'edizione araba e due per quella in inglese.
Al-Jazeera è nata nel 1996 da un investimento di 150 milioni di dollari dell'emiro del Qatar Sheik Hamad bin Khalifa al-Thani, e dal 2006 trasmette anche in inglese. L'emittente in questi giorni dichiara con buone ragioni di essere "l'unico network internazionale presente a Gaza", anche se nella striscia c'è anche una troupe dell'altro news channel arabo Al-Arabiya, che però non ha un canale occidentale.
Il canale inglese di Al-Jazeera è visibile in oltre 100 paesi (in Italia è sul 522 di Sky), ma non in Nord America, dove è ritrasmesso solo in tre aree urbane via cavo. La motivazione di questo oscuramento deriverebbe dalle cronache della rete ai tempi dell'invasione americana dell'Iraq, giudicate parziali e non obiettive.
Al-Jazeera ha superato l'ostacolo con un canale dedicato su You Tube, dove sono stati caricati oltre 6800 video. La testata dichiara che dall'inizio della guerra di Gaza i contatti su You Tube sono cresciuti del 150%. Inoltre l'emittente ha reso disponibili i filmati per chiunque voglia farne uso, alla sola condizione che sia citata la fonte. Al-Jazeera ha anche creato un feed su Twitter, con migliaia di iscritti.
Curiosamente Israele sta seguendo lo stesso percorso. Il portavoce delle forze armate israeliane ha un suo canale su You Tube e anche una presenza su Twitter.
Israele accusa Al-Jazeera di fornire una informazione di parte, ma non concede ai reporter di essere testimoni dell'invasione. Resta emblematico l'episodio della scuola ONU, bombardata con un bilancio di 42 vittime. Israele si è affrettata a giustificare l'atto con la presenza di miliziani di Hamas nella struttura (smentita dai funzionari ONU) e mostrando filmati con soldati all'interno della scuola che però risalgono al 2007.
Secondo Al-Jazeera l'ultimo bilancio della guerra a Gaza è di 1017 vittime, di cui il 40% civili, molti dei quali bambini. Dal 27 dicembre, data di inizio dell'offensiva di Israele su Gaza, sono morti dieci soldati israeliani e tre civili colpiti dai razzi di Hamas.

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