sabato 14 marzo 2009

Frittura sostenibile

L'olio di frittura è un rifiuto speciale non pericoloso che può diventare un potente inquinante e il suo recupero come materia prima è una pratica corrente nel mondo della ristorazione, ma l'utilizzo degli oli vegetali esausti non va oltre la riconversione a lubrificante o l'utilizzo come base per il biodiesel.
Negli Stati Uniti la Owl Power Company ha presentato Vegawatt, una piccola centrale delle dimensioni di un frigorifero (foto sotto) da collocare nei ristoranti. La macchina raffina l'olio usato con un filtraggio a quattro stadi e poi lo utilizza come combustibile in un processo di cogenerazione che fornisce al ristorante energia elettrica e acqua calda. A differenza del biodiesel l'olio di Vegawatt non ha bisogno di addittivi chimici né di essere miscelasto con idrocarburi, non è infiammabile o tossico. I prospetti economici forniti dall'azienda produttrice sono interessanti ma poco indicativi per il mercato italiano, dove si consuma meno olio che negli USA ma la bolletta elettrica è molto più salata. In America Vegawatt dovrebbe garantire un risparmio mensile di 800$ calcolato su un consumo di 300 litri di olio al mese, ovvero un valore di circa 50 Eurocent ogni litro d'olio di frittura. La macchina viene ceduta in leasing per cinque anni al canone di 435$ al mese, compresa la manutenzione e due anni di garanzia.
In Italia, secondo i dati del Ministero della Sanità, vengono immessi annualmente al consumo (direttamente come olio alimentare o perché presente in altri alimenti) 1.400.000 t di olio vegetale pari ad un consumo medio pro capite di circa 25 Kg. Il residuo non utilizzato viene stimato attorno al 20%, ovvero circa 280mila tonnellate.

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