venerdì 27 marzo 2009

La strana primavera di Praga

Dopo il voto di sfiducia accusato martedi scorso in parlamento ieri il premier ceco Mirek Topolanek (foto)ha rassegnato le sue dimissioni al presidente Vaclav Klaus.
La crisi politica di Praga capita nel momento meno opportuno, visto che il paese ha la presidenza di turno della Commissione Europea e soprattutto alla luce del processo di ratifica del trattato di Lisbona.
Dei 27 paesi UE quattro devono ancora concludere l'iter di approvazione del trattato. Per Germania e Polonia si tratta solo di completare il percorso formale di ratifica del trattato, mentre l'Irlanda, che lo aveva rifiutato con un referendum popolare, sarà chiamata nuovamente ad esprimersi in merito il prossimo novembre.
La Cekia è l'unica delle ventisette nazioni che non ha ancora approvato il trattato in parlamento. Il testo è stato approvato dalla camera bassa ma deve ancora essere discusso nella camera alta, dove non sembra esserci una chiara maggioranza a favore. Non solo l'opposizione socialdemocratica ma anche membri del partito di Topolanek sono contro il trattato, senza contare che l'ultima firma di ratifica dovrà essere quella del presidente Klaus, da sempre euroscettico.
Topolanek spera di ricevere da Klaus un nuovo mandato esplorativo per la formazione di un governo, ma gli spazi politici per trovare una maggioranza sembrano molto ristretti. Tutto questo alla vigilia della visita a Praga di Barack Obama, che ha programmato di fermarsi a Praga il 4 e 5 asprile subito dopo la riunione del G20 di Londra. La visita, che è stata confermata da Washington, avrebbe dovuto essere il primo vertice USA-Europa dell'era Obama. Invece la Cekia non ha un governo e Barack sarà accolto dal presidente Vaclav Klaus, che non ha mai sostenuto il progetto di unione del vecchio continente.

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