domenica 30 agosto 2009

I rischi del dominio .eco

C'è davvero bisogno di un nuovo top level domain .eco? L'ICANN sta pensando di lanciare il suffisso nel 2010, quando un nuovo gruppo di domini sarà autorizzato. All'inizio i top level domain eraso solo otto (com, edu, gov, int, mil, net, org and arpa), poi nel 2000 furono aggiunti aero, biz, coop, info, museum, name e pro. La terza infornata è del 2004 con altri sette: asia, cat, jobs, mobi, tel, travel and post. Ci sono poi circa 250 country code top level domain di due lettere, che indicano nazioni o stati. Il gruppo che sarà approvato nel 2010, di cui dovrebbe fare parte anche .eco, sarà il primo con domini scritti in altri alfabeti come il cinese e l'arabo.
Due grandi gruppi si contendono la gestione di .eco. Da una parte il gruppo canadese Big Room che ha il supporto del WWF e di Green Cross, dall'altra i Californiani di Dot Eco spalleggiati da Al Gore ma anche dal Sierra Club, storica associazione ambientalista americana. Ambedue i cartelli chiedono a ICANN di gestire il rilascio dei domini .eco, che significa amministrare le entrate ma anche verificare i requisiti dei richiedenti.
Le opinioni sono molto differenti e qualcuno si chiede se .eco sarà un sistema per attribuire credenziali oppure un modo per raccogliere denaro per le cause ambientaliste.
Il blog americano The Daily Green si interroga sul perché si debbano confinare i siti ecologisti in un solo dominio, quando la necessità è quella di essere visibili e raggiungere il massimo possibile di contatti. Secondo il blog i domini .eco "potrebbero relegare le tematiche ambientali ancora più agli estremi, ai margini del dibattito globale". Secondo Brian Clark Howard, editore di The Daily Green l'importante è rendere tutto ecologico e sostenibile, non solo gli argomenti trattati in siti speciali o in pubblicazioni di nicchia. Secondo me ha ragione.

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