giovedì 5 novembre 2009

Cosa succederà a Copenhagen?

Il conto alla rovescia per Copenhagen scorre inesorabile qui a destra e anche i Climate Talks di Barcellona sono arrivati al penultimo giorno di negoziati.
Le voci di corridoio che vengono da Barcellona tendono al pessimismo. Quasi tutti hano preso atto che non esistono le condizioni per sottoscrivere a Copenhagen un accordo formale e vincolante, perché le procedure ONU richiedono tempi e rituali ormai impraticabili. L'opinione diffusa è che la COP-15 si chiuderà con un High Level Agreement, un accordo informale sui grandi temi del dopo Kyoto, ovvero di quanto ridurre le emissioni, se stabilire limiti globali o per singole nazioni/regioni, quanto l'occidente contribuirà in termini finanziari in supporto ai paesi in via di sviluppo. Personalmente credo che sia molto difficile aspettarsi di più e già questo presupporrebbe un accordo sui tre punti che ho appena citato, sui quali invece le divergenze sono ancora notevoli.
Alcune voci dissonanti sostengono che senza un accordo formale sarebbe meglio che la conferenza di Copenhagen fosse un fallimento completo, per drammatizzare ulteriormente lo scenario. i più concreti invece insistono sulla necessità di sfruttare il momento mediatico e l'attenzione che si sta concentrando sulla COP-15 per strappare promesse e impegni ai politici.
Le voci si rincorrono nell'immenso centro congressi di Barcellona sulla Gran Via. Si è diffusa la notizia che alcune nazioni, alla luce del fatto che a Copenhagen non si risolverò nulla, avrebbero già deciso di ridurre la composizione delle delegazioni diplomatiche. Sono arrivate subito le smentite.
Intanto Oxfam e 350.org, due delle ONG più accreditate, hanno portato a Barcellona una montagna di sveglie, regalandone una anche a Yvo deBoer (foto).

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