venerdì 18 dicembre 2009

Invisibile, come sempre

Alla COP-15 il programma delle dichiarazioni dei capi di stato e dei loro delegati si è svolto in grave ritardo rispetto ai tempi programmati, come accade ogni anno. Praticamente tutti i relatori superano il limite previsto, teoricamente di tre minuti. Il blocco di interventi originariamente previsto per le 21 di giovedì in realtà è cominciato poco dopo la mezzanotte di venerdì 18.
Il primo turno di questa serie spettava agli USA, con il capo negoziatore Todd Stern, ma la presidenza ha chiamato subito il secondo (Kazakhstan) e poi il terzo (Belgio). Il quarto intervento in scaletta avrebbe dovuto essere quello della Cina, ma anche qui la presidenza ha ignorato la sequenza chiamando il successivo (Bielorussia).
A questo punto è lecito immaginare che USA e Cina rimandino i loro interventi a venerdi mattina in prime time, delegandoli ai loro premier (Obama è confermato in viaggio verso Copenhagen).
Dopo la Bielorussia la presidenza ha chiamato fuori programma l'Italia ed è arrivata Stefania Prestigiacomo, che dopo l'aggressione subita da Berlusconi aveva il compito di sostituire il premier. Presty era prevista originariamente in scaletta verso l'alba, ma evidentemente le nostre buone doti diplomatiche e le defezioni le hanno permesso di parlare in un orario di maggiore visibilità. Non di molto per la verità, perché alle 00:28, quando Prestigiacomo ha preso la parola, la sala era praticamente deserta.
Prima osservazione: Presty ha parlato in italiano. Scelta bizzarra, provinciale e costosa. Le lingue ufficiali ONU sono sei: inglese, francese, spagnolo, arabo, russo e cinese. Questo significa che parlare in un'altra lingua obbliga chi lo fa a pagare di tasca propria gli interpreti. Poco prima, il ministro giapponese aveva parlato in inglese senza problemi, come quello ungherese e, subito dopo Presty, la ministra olandese.
Nel merito dei contenuti l'Italia ha detto di apprezzare la volontà di alcuni dei paesi in via di sviluppo anche se ha definito il loro impegno "uno sforzo ancora insufficiente". Ha ricordato la presidenza italiana del G8 in cui "abbiamo posto il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile e l'energia al centro dell'agenda".
Prestigiacomo ha invocato che il vertice si concluda con un "accordo politico impegnativo da definire entro pochi mesi in un trattato con impegni vincolanti".
Nei sette minuti del suo intervento la ministra non ha proposto cifre e non ha fatto alcun accenno ad impegni del governo italiano. Niente a che vedere con quanto detto da Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna o Danimarca.
Imbarazzante il confronto con la concretezza e la competenza di Jacqueline Cramer, ministra olandese di centrodestra che ha preso la parola immediatamente dopo.
Invisibile.

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