venerdì 12 febbraio 2010

Perché Bertolaso si deve dimettere

Devo confessare che non mi interessa nulla di massaggiatrici, festini o altri dettagli pruriginosi.
Sono anche disposto a non dubitare che lui, il superuomo con la tuta con gli stemmini, sia una persona onesta e specchiata.
Il punto centrale è che Guido Bertolaso è a capo di una struttura che può agire in assoluta autonomia ignorando la legislazione vigente e il complesso affastellamento di norme che regolano gli appalti pubblici dagli anni '90, ovvero dalla prima legge Merloni del dopo-tangentopoli.
Questa libertà di azione è motivata dalla necessità di reagire con rapidità ed efficacia a situazioni di assoluta emergenza.
Il concetto di emergenza nel corso degli anni è stato reso sempre meno straordinario da un governo che ha approfittato del potere concesso a Bertolaso per intervenire nei settori e nelle occasioni più disparate, spesso affatto emergenziali. Giuliano Amato l'aveva chiamata Bertolasocrazia.
Gli imprenditori e gli amministratori pubblici "normali" vivono quotidianamente sulla propria pelle i problemi, i ritardi e i contenziosi che derivano dall'applicazione delle normative sugli appalti. E di certo invidiano Bertolaso e le imprese che hanno la fortuna di lavorare per lui e la protezione civile. Quando si lavora per Bertolaso si evitano gare, aggiudicazioni al massimo ribasso, ricorsi di altre imprese, controlli e arbitrati.
Guido Bertolaso gode di un potere incredibile ed ha amministrato appalti per somme da capogiro. Chi è all'apice di una struttura di questo genere ha la responsabilità diretta di garantire che il bypassare norme e controlli non abbia come conseguenza favoritismi, opacità, malaffare.
A quanto pare invece alcune figure molto vicine a Bertolaso, che lui ha scelto e definisce di sua fiducia, hanno utilizzato le libertà concesse alla protezione civile italiana per scopi certamente non funzionali alla gestione delle emergenze e della risoluzione delle crisi.
Di questo Guido Bertolaso è direttamente responsabile e deve essere lui il primo a pagare le conseguenze di una vergogna che nessuna democrazia occidentale potrebbe tollerare.

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