domenica 9 gennaio 2011

A volte abboccano (ancora)

Il presidente del consiglio non cambia né mai cambierà, lo sappiamo. Non cambia l'apparenza, che tenta di mantenere inalterata con complicati restauri e semplici ceroni ("stucco e pittura fa bella figura" diceva un mio amico imbianchino). Tantomeno la sostanza, che resta ancorata all'autocelebrazione, alla demonizzazione dei magistrati e alle cantilene contro i "comunisti", che ormai esistono solo nell'immaginario di Berlù.
Così, quando irrompe per l'ennesima volta in televisione, stavolta in un programma di gossip, non stupisce che Berlù dica ancora una volta che "i nostri post-comunisti fanno finta di avere abitato su Marte e dicono anche di non essere mai stati comunisti, ma non hanno mai fatto i conti con il loro passato e con gli orrori di una ideologia spaventosa". Tutto nasce da una foto scattata in Svizzera a Massimo D'Alema, descritto a St Moritz con sciarpa di cachemire. "I comunisti ci sono, esistono eccome. Non è un cachemire che può cambiare il cervello e il cuore della gente" ribadisce Berlù.
Niente di nuovo, solite litanìe. Uno si aspetterebbe che il discorso cada nel nulla. Invece no. D'Alema si sente in dovere di rispondere e in una intervista concessa al nuovo direttore de Il Riformista ci tiene a far sapere che: 1. La sua sciarpa non è di cachemire 2. Il giaccone che indossa è vecchio 3. Le scarpe (non inquadrate nella foto) le ha acquistate in una catena di articoli sportivi a 29€. Evviva.
Oggi una sciarpa di cachemire costa come una cena per due in pizzeria, quindi credo sia ampiamente nelle possibilità di un parlamentare di lungo corso, che secondo me potrebbe anche permettersi un giaccone un po' più snello e scarpe di prezzo medio e magari di fattura italiana (quelle a 29€ sono certamente made in China).
Ma il dato stupefacente è che D'Alema sente il dovere di rispondere alle accuse idiote di Berlù, ai luoghi comuni per cui un "comunista" non ha diritto di possedere una sciarpa di cachemire, ma deve arrossarsi il collo con lane irsute per obblighi ideologici. Nel 2011.
Quindi chapeau a Berlù, maestro comunicatore che ancora una volta ha colpito nel segno, accendendo la coda di paglia dell'accusato di turno. Quanto a D'Alema, lo ringrazio per averci evitato la comunicazione del prezzo dei suoi calzini e delle sue mutande.

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