venerdì 18 novembre 2011

Il ministro e il direttore

Il neo ministro dell'ambiente Corrado Clini non dovrà certo chiedere a qualcuno di aiutarlo ad orientarsi nel palazzone di via Cristoforo Colombo. Lavora al ministero fin dalla sua creazione e ultimamente, con il pensionamento degli altri dirigenti storici, era rimasto l'ultimo dei "fondatori".
Da dirigente apicale ha visto passare ministri di ogni genere, dal volatile Bordon allo strutturato Matteoli, dall'impetuoso Pecoraro Scanio (con cui le scintille scattavano spesso) alla malcapitata Prestigiacomo.
L'incompetenza e il disinteresse di Presty verso la delega ambientale avevano già trasformato Clini in una sorta di ministro ombra, in grado di indirizzare e consigliare (influenzare?) la ministra invisibile. Oggi Clini è allo scoperto e non ha cominciato benissimo, cadendo nel primo trabocchetto mediatico che gli è stato teso.
Confesso che questo mi interessa poco. Credo invece fermamente nella inopportunità che un dirigente apicale di un ministero venga nominato ministro. Come sono convinto che un dirigente di un ente locale non debba diventare assessore. I ruoli sono diversi e non intercambiabili. Chi ha lavorato per decenni all'interno di una struttura pubblica deve concludere la sua carriera nell'organigramma, non passare dall'altra parte e svolgere le famose "funzioni di indirizzo e di controllo" di Bassaniniana memoria. Senza trascurare che gli ex colleghi tendono ad avere un comportamento scarsamente collaborativo verso chi ha assunto ruoli politici.
Magari Corrado Clini si dimostrerà un buon ministro, e sinceramente me lo auguro. Perché l'Italia ha bisogno di riportare le tematiche della sostenibilità, della lotta ai cambiamenti climatici, dell'ambiente e della green economy al centro delle strategie di governo, come fanno da tempo tutti i grandi paesi. In ogni caso la sua nomina lascia molte perplessità. Clini è stato un brillante direttore generale del ministero dell'ambiente, particolarmente rispettato in campo internazionale. Sarebbe stato meglio lasciarlo concludere un prestigioso percorso professionale in quel ruolo.

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