martedì 27 dicembre 2011

Il turno della Danimarca/1

Il 1 gennaio 2012 la Danimarca assumerà la presidenza di turno dell'Unione Europea. Sarà la settima volta dall'ingresso in Europa del 1973, e le precedenti presidenze danesi sono ricordate per l'efficienza e i risultati raggiunti nel semestre. Adesso però le cose sono cambiate e sara interessante vedere i Danesi alla prova. Molti elementi hanno modificato lo scenario, a cominciare dalla gravissima crisi economica in Europa. Rispetto all'ultima presidenza danese ci sono di mezzo il trattato di Lisbona e il nuovo governo dell'Europa, che hanno oggettivamente depotenziato il ruolo della presidenza di turno. Inoltre ora le presidenze lavorano in trio, con l'obbligo di concertare un percorso lungo diciotto mesi. Dopo il primo trio della storia UE (Spagna-Belgio-Ungheria) questo secondo comprende la uscente presidenza polacca, la Danimarca e Cipro, che a luglio del prossimo anno subentrerà ai Danesi. L'idea alla base di queste improbabili tresche sarebbe quella di organizzare obiettvi di medio periodo, vista la difficoltà di concludere processi complessi nel breve arco di un semestre. La realtà sembra dimostrare come il coordinamento politico sia molto problematico.
Sul piano operativo il compito principale della presidenza danese sarà quello di tirare le fila del programma finanziario 2014-2020, sul quale continua ad esercitarsi un dibattito "ampio e articolato", per dirla in politichese. Bruxelles conta sulla concretezza di Copenhagen per riuscire ad incasellare molte delle questioni ancora irrisolte, con l'obiettivo di approvare il pacchetto entro il 2012.
La Danimarca ci sa fare e questo tranquillizza l'Eurocrazia, che ricorda come la presidenza del 2002 di Anders Fogh Rasmussen portò alla definizione del grande allargamento del 2004, quando l'Europa arrivò a comprendere 25 nazioni. Del resto il nuovo primo ministro socialista danese Helle Thorning-Schmidt non aveva esperienze pregresse di governo prima di entrare in carica, ma ha un mandato di parlamentare europeo alle spalle. Questo potrebbe rivelarsi importante nei rapporti con l'Assemblea, alla quale il trattato di Lisbona assegna poteri equivalenti a quelli dei governi nazionali in settori cruciali come l'agricoltura, la pesca e il bilancio.
In Italia, malgré Monti, di questioni europee si continua a parlare pochissimo. Sostenibilitalia, nel suo piccolo, tornerà nei prossimi giorni sui temi della nuova presidenza danese.

Nessun commento:

Posta un commento