lunedì 14 marzo 2016

Referendum trivelle: come ce la raccontano (male)

Il 17 aprile si svolgerà il referendum sulle concessioni di estrazioni in mare, che molti cercano di far passare come il referendum "contro le trivelle". In realtà l'unico quesito approvato dalla Consulta, tra quelli proposti dalle regioni sul tema, riguarda solo la durata delle concessioni già in essere, cioè delle piattaforme esistenti, nell'ambito delle acque territoriali (12 miglia dalla costa). In questa fascia nuovi impianti sono già proibiti, ma questo nessuno dei promotori lo dice. I comitati per il Sì quindi fanno campagna proponendo letture distorte del referendum, che viene agitato come un modo per bloccare nuovi impianti, cosa assolutamente non vera. Una analisi sintetica e ben scritta sul referendum è stata pubblicata da Il Post.
A chi obietta che lo slogan "blocca le trivelle" è fallace viene risposto che il referendum è comunque "un voto politico" che dovrebbe dimostrare la volontà popolare di scegliere fonti di energia rinnovabili piuttosto che combustibili fossili. Solo che la maggior parte dei comitati "no trivelle" sono anche fieramente contro gli impianti biogas, i generatori eolici e il fotovoltaico a terra. Quindi non è chiaro come secondo costoro dovrebbero essere prodotte in Italia energie rinnovabili in grado di ridurre il consumo di carbone e petrolio.
Senza dimenticare che in realtà gli impianti di estrazione già esistenti interessati dal referendum sono quasi tutte piattaforme di metano e nel mix energetico nazionale il metano è considerato da tutti la scelta migliore come "fonte di transizione", visto che le rinnovabili, idroelettrico compreso, non arrivano al 17 per cento dei consumi lordi di energia e le altre opzioni, come scritto sopra, sono carbone e petrolio. Peraltro il metano estratto in Italia rappresenta solo il dieci per cento del fabbisogno nazionale.
Tutti dati noti, ma Greenpeace e altri mostrano immagini minacciose dominate dal petrolio.


In ogni caso le cose peggiori si vedono sul web. Questo è il primo referendum popolare dell'era dei social network, già quello sul nucleare del 2011 riguardava un'Italia ancora non così protusa su Facebook e Twitter. Purtroppo si sta vedendo di tutto, con il nefasto effetto del "fare girare" tanto caro a grillisti e altri populisti. Tra  i tormentoni che si "fanno girare" c'è un testo assolutamente falso che inizia così:
FALLA GIRARE Importante!!!! Urge immediato passaparola!!!
Il decreto Sblocca Italia del governo PD ha spianato la strada alle lobbi di potere. Con l' art. 31 dello sblocca italia le multinazionali hanno il via libera per iniziare lavori di trivellazione, sia in mare che in terra, su tutta la penisola italiana. La cosa sconcertante è che non ci sono limiti nè vincoli per le multinazionali con un impatto ambientale devastante sul territorio. (...)
Peccato che l'art. 31 della legge Sblocca Italia, invece si occupa di ristrutturazioni alberghiere. Il referendum in realtà riguarda una norma del Codice dell'Ambiente modificata dalle Legge di Stabilità 2016. Un mio amico mi ha detto ieri che ha trovato il messaggio qui sopra postato nella chat WhatsApp della classe di suo figlio.
La peggiore vista finora è comunque l'immagine di una misconosciuta agenzia di comunicazione dal nome beShaped (la loro pagina facebook ha solo 183 "mi piace") con lo slogan "Trivella tua sorella" (sopra). Talmente sgradevole che gli autori poi l'hanno cancellata, scrivendoci dietro anche un post risentito del genere "non siamo stati capiti".
Ma il resto di quanto si vede in rete non è molto meglio, come il banner qui sotto. Insomma, sui social network sarà un mese terribile.


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